venerdì 28 febbraio 2025

Duse - The Greatest - Recensione





Duse - The Greatest - Italia - 2025

Regia Sonia Bergamasco

Durata 1h38'

IMDb page 

Il centenario dalla scomparsa di colei all’unanimità riconosciuta quale più grande attrice di sempre, Eleonora Duse, ha offerto all’attrice Sonia Bergamasco l’occasione per l'esordio dietro la macchina da presa. Nelle intenzioni della regista, non un classico biopic, ma strutturare l’opera come un viaggio nei luoghi e nel tempo dell’artista Eleonora Duse. Del resto , mai come nel suo esempio l’assenza è più viva presenza , come emerge dall’emozione trasmessa dai racconti dei suoi estimatori, di grandi nomi del teatro o di studiosi dell’arte e della storia di questo mondo di per sé effimero, ma allo stesso tempo intriso di realtà e passione. Ho notato all’interno dei titoli di coda, quello che ho letto come un trait d’union tra grandi rivoluzionari e fuoriclasse della recitazione ; tra i produttori quello stesso Francesco Zippel creatore del documentario Volonté – L’uomo dai mille volti. Altro grande attore la cui assenza pesa ancora moltissimo nel cuore di chi l’ha innalzato a propria ispirazione e ne ha colto l’innovazione nel metodo. Se di metodo si trattava , perché come sottolineato più volte dalla regista e voce narrante Sonia Bergamasco, nella Duse non si vedeva tecnica, lasciava che fosse lo sguardo (nelle immagini fotografiche o cinematografiche, sebbene rare, come nel caso dell’unica esperienza cinematografica, in Cenere di Febo Mari), o il corpo (trattandosi di teatro nella sua forma più nobile e immortale) a creare il tutto. Nelle scene che la resero più nota al pubblico spesso dava le spalle, o col movimento impercettibile di una parte delle dita di una mano riusciva ad esprimere l’allontanarsi della vita dal corpo di Margherita Gauthier. E chissà in quali e quanti altri momenti le donne ovunque nel mondo saranno uscite dai teatri in cui la Divina recitava, per gettarsi in esistenze completamente nuove che lei aveva cambiato per sempre. Pochi altri artisti del palcoscenico hanno potuto spartirsi tale primato. 






Attraverso le lettere autografe conservate nell’archivio della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, come nelle immagini tratte dal suo unico film , capitate fortunosamente tra le mani della regista negli anni di ricerca appassionata sulla donna Duse , più che sull’artista, si riesce con grande ricchezza di emozioni (nelle testimonianze di nomi quali Ellen Burstyn , Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Luchino Visconti , Helen Mirren, che regalano dettagli altamente significativi delle loro esperienze legate alla Duse a diversi livelli di distanza ma con pochi gradi di separazione)  a trasmettere l’essenza di questo immenso personaggio, il cui desiderio di rivelare poco di se’ e della propria vita privata fuori dalle scene viene rispettato dalla regista , sfiorando il tutto con la dovuta discrezione, rotta qua e là solo da qualche battito di cuore nel corso della narrazione. Del resto, come evitarlo? E nella mia mente d’improvviso è apparso un pensiero, forse nei pochi momenti in cui il film permette di uscire dal sogno…come pensa l’Intelligenza Artificiale che tanto preme nell’epoca attuale per una ricerca continua di un’evoluzione, di una sostituzione delle menti pensanti o creative , di poter trovare un’alternativa oggi , una tecnica o non-tecnica nella realizzazione di una scena, che regali al pubblico la stessa intensità di reazioni, o all’ambiente nel quale fioriscono le passioni artistiche, la stessa eredità e ispirazione, a distanza di un secolo ancora così presenti e vitali? 


Con amore, Honey Bunny 





Nessun commento:

Posta un commento