martedì 2 giugno 2020

Impressioni dal Filmfestival del Garda


Il film Druga Strana Svega- The other side of everything - della giovane regista serba Mila Turajlic, vince il Premio Film Festival del Garda città di San Felice del Benaco in memoria del Cav. Attilio Camozzi. Il pubblico, presente on- line durante le 5 gornate del Festival, ha voluto premiare questo documentario intimista e struggente dove la regista dialoga con la madre (intellettuale in prima linea durante  la presidenza e le pulizie etniche  di Milosevic in Serbia e Jugoslavia) tra le pareti del suo appartamento di Belgrado, che tra le sue stanze svela memorie trattenute dal tempo, riportate alla luce dal punto di vista di una persona che affronta per la prima volta il ricordo e le immagini di cronaca del proprio paese tormentato dalla storia ...
  Un Festival , quello di questa XIII edizione, che ha voluto  omaggiare persone comuni che attraverso la loro professione danno un senso profondo di unicità alla loro esistenza, in una società, come quella attuale,  in cui il singolo individuo è solo una parte infinitesimale di materia , che attraversa spazi e giornate senza apparentemente lasciare segni, ma spesso sopravvivendo con fatica all'interno di un sistema che detta leggi e regole dando l'illusione di avere voce in capitolo. Dedicato, secondo le parole del sindaco Simone Zuin, "alla capacità dell'uomo di adattarsi al mondo  che lo circonda e agli eventi che lo coinvolgono,  con immense doti di resilienza". L'esperimento dell'offrire l'intero festival al pubblico virtualmente utilizzando le piattaforme YouTube , Vimeo e Facebook si è rivelata di successo, ottenendo buon riscontro dal pubblico (30 mila persone solo su Facebook!) e grandi soddisfazioni per la direttrice artistica Veronica Maffizzoli e i suoi collaboratori nell'organizzazione dell'evento.
 L'opera che ha suscitato in me intense emozioni scaturite dalla linearità e luminosità delle immagini, è stata Il sorriso del gatto, di Mario Brenta e Karine De Villers:  un montaggio di silenziose immagini raccolte in più paesi , dalle province venete di Padova e Venezia, fino al Belgio e alla Francia, al Centro America. In alcuni tratti accompagnate dalla voce di Marco Paolini che cita Alice nel Paese delle Meraviglie. Immagini lontane geograficamente , ma avvicinate dalla ricchezza in comune dell'espressione artistica che dopo Banksy ha ulteriormente ampliato di significati le città in cui viviamo, in ogni angolo del mondo. Graffiti per mezzo dei quali artisti anonimi di ogni nazionalità esprimono con l'immediatezza dei loro tratti di forte impatto la realtà del declino della società occidentale nell'era della globalizzazione.  Materia che si nasconde in angoli inaspettati delle piu' sconosciute zone industriali e periferiche, oppure nei  parchi e nelle piazze , ma con uguale intensità. La forma a globo della Luna apre il film, e attraverso altre forme in cui la materia prende forma, copiando la rotondità del pianeta, arriva a formare linee, bianche e uniformi, che tagliano lo schermo in precisi spazi dell'immagine, dove il regista non fa altro che immortalare qualcosa che è già presente in natura, tanto nei paesaggi urbani quanto negli attraversamenti di animali al pascolo nel verde che costeggia il cemento. Per chiudersi infine con la stessa sfera dell'inizio, stavolta illuminata in notturna...L'essenzialità di immagini suggestive che non necessitano di parole, ne' di soffermarvisi eccessivamente (non ho potuto fare a meno di confrontare quest'opera con un'altra di stile altrettanto documetaristico, Stray Dogs di Tsui Ming Liang, presentata al festival di Venezia qualche anno fa, e del quale mi ha un po' ricordato lo stile e il realismo, che all'epoca mi aveva però profondamente disgustata per la voluta insistenza nel soffermarsi nella staticità delle scene per tempi esasperanti),  legate tra loro da un'opera sensibile di montaggio , che lascia intravedere un lavoro lungo e meticoloso nel rintracciare scorci di tale impatto visivo .


Altro interessante capitolo ha riguardato la coreografia ripresa dalle telecamere di    Mario Piavoli   durante una performance al palazzo Te di Mantova,  dove si documenta il lavoro di un singolo su altri elementi della società e che assume ancor maggior importanza in tempi come gli attuali, dove si cerca di dar maggior peso al distanziamento anzichè alla condivisione e al contatto di corpi , pelle, voci.  Qui , un gruppo formato da allievi di  Virgilio Sieni  , unito ad un gruppo di neofiti, esegue movimenti e danze in perfetto equilibro tra istinto e concentrazone su un lavoro precostituito, circondato dal fascino degli affreschi e degli esterni di una location così ricca di fascinazione (La cittadinanza del corpo - Regia e spazio di Virgilio Sieni - 2016).
L'anima di  Greta Garbo aleggiava sul festival, che le ha reso un omaggio speciale a trent'anni dalla scomparsa, con un'intervista di Aldo dalla Vecchia a Italo Moscati, autore del libro "Greta Garbo star per sempre", Edizioni Lindau, e l'incontro con Emanuela Martini, che ha avuto come tema il confronto Garbo/Dietrich, ripercorrendo la carriera delle due icone cinematografiche, sottolinaeandone sia le analogie sia le differenze.
La webserie Arabiscus, scritta e diretta da Elia Moutamid, con la collaborazione della compagna Valeria Battaini, con un tono vivace e un humour intelligente , con la scusa di far prendere confidenza agli spettatori con alcun terminologie della lingua e della cultura islamica ha regalato al festival molti intervalli di leggerezza .
Infine, l'evento  Cine-fonium  ci ha permesso di scoprire la sonorizzazione di classici del cinema muto, tra cui il pionieristico cortometraggio Voyage dans la Lune di Georges Meliès (ancora oggi  intatto nella sua magnificenza e inventiva), che il compositore Francesco Tanzi ha saputo magistralmente valorizzare, creando la colonna sonora appositamente in occasione del Festival, e con l'ausilio dei tre violoncelli dell'Ensemble Autrement.


Con amore,
Honeybunny