La kermesse si apre anche quest'anno con un incidente diplomatico: il presidente della giuria , la regista latino-americana Lucrecia Martel, in nome della sua militanza femminista rifiuterà di applaudire ad un'eventuale vittoria del regista Roman Polanski , reo di portare sulle spalle ancora oggi i resti di una violenza su minore di cui lo accusarono nel 1977 e che ancora oggi gli impedisce di metter piede in suolo americano per il rischio di estradizione. Si riapre così la discussione riguardante se sia giusto o meno considerare distinte la condotta morale di un regista e la sua opera creativa. A difesa del regista si è schierato il direttore Alberto Barbera, che sottolinea di aver scelto le opere in base al loro valore artistico , e nel caso specifico , con l'idea che si tratti di un bellissimo film a firma di uno dei grandi maestri del cinema europeo , e smorzando così sul nascere ogni polemica.
Fatalità, tra i pochi film che ho avuto l'occasione di vedere quest anno , proprio il film J'accuse (L'ufficiale e la spia) è quello che ho amato di più, oltre ad essere uno dei più quotati , promosso dalla quasi totalità dei critici presenti al Festival, e dal pubblico, assieme al Joker di Todd Phillips interpretato da Joaquin Phoenix, entrambi impostisi prepotentemente in quest'edizione festivaliera.
Louis Garrel e Jean Dujardin |
Una splendida fotografia definisce immagini cupe , nei toni del grigio e sempre "sporcata" anche in presenza di giornate di sole, a rendere ancor più opprimente la storia. Gli avvenimenti si susseguono al ritmo dell'inchiesta, con alcune vette di grande emozione , come la riunione in cui lo scrittore Zola si offre di dare appoggio nel denunciare la faccenda alla stampa, o l'ultimo incontro tra Dreyfus e il suo benefattore.
All'opposto, il film Cecoslovacco The Painted Bird di Vaclav Marhoul, ha avuto la colpa di non creare alcuna empatia tra lo spettatore e il piccolo protagonista del film , sebbene la storia avesse tutti i presupposti per coinvolgere: un bambino che cercando di fuggire dalla Guerra e i suoi mostri, si imbatte in ogni genere di brutalità e in continui incontri nefasti, ogni capitolo scandito da un personaggio diverso che incrocia il suo cammino, con immagini in bianco e nero di paesaggi la cui oggettiva bellezza non può bastare a ingannare il pubblico, costretto ad assistere a scene di immane violenza su corpi di uomini o animali, che alla fine assumono il sapore di atti gratuiti, che in mani più attente e sensibili non avrebbero avuto necessità di essere mostrate. Alla fine nello sguardo del bambino, solo un'arrabbiatura contro il padre che lo ritrova alla fine dell'odissea, la stessa arrabbiatura che sarebbe nata da un divieto a rincasare dopo mezzanotte..e niente più ! Il film è reso ancor più greve dallo spreco di un cast internazionale (Julian Sands, Barry Pepper, Stellan Skarsgaard, Udo Kier, Harvey Keitel) costretto ad imparare stringati dialoghi in una lingua del tutto sconosciuta, e che sembra trovarsi lì per sbaglio. A peggiorare le cose, la scarsa espressività del piccolo protagonista .
Una scena di The Painted Bird, tratto dal romanzo di Jerzy Kozinski |
Eliza Scanlen in una scena di Babyteeth |
Francesco Di Leva e Salvatore Presutto |
Luca Marinelli nella locandina di Martin Eden |
La sfida sarà difficile tra tanti interpreti di indubbio valore, cui si aggiungono Luca Marinelli che dà volto al Martin Eden di Pietro Marcello, spostato in Italia dalla San Francisco del romanzo omonimo di Jack London, e l'accoppiata Scarlett Johansson-Adam Driver del film A Marriage Story del regista indipendente Newyorchese Noah Baumbach.
Con amore,
Honeybunny
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