sabato 18 marzo 2017

T2 - Trainspotting - Recensione





T2 Trainspotting 
UK, 2017

Regia: Danny Boyle
Sceneggiatura: John Hodge, Irvine Welsh (dai suoi romanzi)
Cast: Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Robert Carlyle
Durata:1h55
Genere: Drammatico

Chissà se è lo spirito nostalgico di noi che abbiamo vissuto gli anni '80 che aumenta il gusto della visione di questo sequel, fatto sta che rivedere gli stessi interpreti del primo Trainspotting rituffati nell'elettrizzante mondo a cui ci avevano abituati, è stata una rivelazione, un turbinìo di emozioni che ti fa uscire dalla sala col cuore caldo.
Ad un certo punto del racconto esce dalla bocca di uno dei protagonisti ( quel Marko Begbie crudele e maniaco magistralmente interpretato da Robert Carlyle) la frase:  "Il mondo è cambiato, siamo noi ad essere rimasti gli stessi", che può in qualche modo essere considerata la sintesi dell'intera vicenda: per volere del destino le strade dei quattro amici finiscono per incrociarsi dopo vent'anni, durante i quali ognuno ha trascinato la propria esistenza secondo la propria indole e con risultati che non potevano essere diversi, date le azioni che hanno o non hanno compiuto, a cominciare da Mark Renton (Ewan MacGregor) , il cui ritorno in patria dopo la fuga ad Amsterdam da' inizio a tutta la storia.
Lo ritroviamo un pò smarrito, in parte lacerato dal senso di colpa, per la fugacità con cui aveva abbandonato gli amici alla loro sorte , più che per il rimpianto di aver fatto qualcosa che in fin dei conti gli era parsa l'unica cosa ragionevole. Inizialmente riesce a rattoppare qualcosa, aiutando l'amico Spud (Ewen Bremner, dalla faccia di gomma straordinariamente buffa e caricaturale) ad uscire dalla dipendenza (e pochi giorni d'amicizia fanno più di decenni di riabilitazione o tentativi disperati di arresa), ma molto più difficile risulta l'adattamento ai nuovi tempi da parte del resto del gruppo. Il suddetto Begbie è rimasto lo stesso pazzo scatenato del primo film, e incapace di percorrere i tempi o lontano anni luce dal cercare un riscatto, sebbene qualcosa si possa sperare dal rapporto col figlio , anche se è solo una piccolissima scintilla di luce in un'anima ormai irrecuperabile.
 Infine il quarto elemento, Sick boy alias Simon (Jonny Lee Miller), riciclatosi come businessman, con l'idea di trasformare il pub di famiglia in una sauna a luci rosse, per la quale coinvolgere , nei modi più disparati, gli amici che ritrova, più la new entry -  amante bulgara  - che alla fine sembra saperne più di tutti loro messi assieme..
Nonostante il trascorrere degli anni , Danny Boyle non ha perso la buona dose di humour che accompagnava il film precedente, e ne ha mantenuto la stessa vitalità travolgente , regalando anche stavolta alcune memorabili scene, su tutte il primo incontro tra Begbie e Renton nelle latrine della solita discoteca, fotografato in un blu elettrico smagliante, con un gusto dell'inquadratura e del montaggio, oltre che della scrittura ,  che trascina in un'emozione intrattenibile, e regala  qui e in altri momenti del film , attimi di narrazione lucida e autentica cui  raramente capita di assistere.
Ovviamente le citazioni si sprecano, sia nella colonna sonora che regolarmente lancia assaggi di musiche che ricordavamo bene e ormai di culto , sia  nel titolo ( che ricorda  una saga fortunata , ossia il mio tanto amato  Terminator con il suo seguito T2), o un montaggio frenetico ed allucinato che si ispira ai supereroi dei film tratti dai Marvel Comics ma si tinge di malinconia nei flashback che già aveva utilizzato nel primo film .
A proposito di questo, si veda la bella idea di introdurre i protagonisti con le loro immagini sgranate dell'infanzia a Edinburgo, nei fantastici titoli di testa.
La resa in immagini del grigiume dove svettano le case popolari del quartiere d'ambientazione, mi ha ricordato molto Metropia, un lungometraggio animato di qualche anno fa ad opera dello svedese Tarik Saleh, racconto dell'esistenza distopica di un uomo in un 2024 dove l'Europa è ormai una macro-nazione dominata da un'azienda industriale e dove lo scenario angosciante è  rappresentato con uso superlativo dell'animazione e dei colori/ non colori, con effetti  fino ad allora mai visti in un lungometraggio.
E' un ambiente grigio dal quale però  i personaggi ancora oggi possono distrarsi correndo  negli immensi prati verdi, arrivando senza fiato a quelle stesse scogliere a picco sui panorami mozzafiato della Scozia che li ha visti nascere e iniziare tutto.

Non si può rimanere vittime della malinconia, del rimpianto o della tristezza, nel vedere questi personaggi portare sulle spalle il peso di esistenze consumate nelle dipendenze da qualsiasi cosa venisse  chimicamente alterata per poter avere un effetto sul proprio corpo, o nel vederli affrontare con fatica nuovi tempi. Non può succedere, se in fin dei conti fisicamente non sono poi cosi' trasformati (Begbie a parte, ma del resto il carcere deve pur lasciare segni) o se il regista e lo sceneggiatore (John Hodge, lo stesso del primo capitolo, e storico collaboratore di Boyle) mettono nella narrazione e nella resa in immagini una vitalità che, nonostante i drammi e le crudeltà della vita, o lo squallore delle loro esistenze, fa sopravvivere comunque la  loro amicizia , e fà loro urlare ancora di aver "Scelto la vita!".

Con amore,

Honeybunny

IMDB Page: http://www.imdb.com/title/tt2763304/?ref_=nv_sr_1

Voto: 4/5



Nessun commento:

Posta un commento