martedì 29 dicembre 2015

The Knick (recensione)


"Modern medicine had to start somewhere". Con questa premessa, si lascia ad un autore tutto lo spazio possibile per esprimere la propria creatività, non c'è dubbio: quindi, non si sa cosa aspettarsi quando ci si accinge alla visione di un serial che incuriosisce fin dalle prime immagini pubbliche.
Nello specifico, sia gli estimatori di  Steven Soderbergh sia chi non ha seguito la sua filmografia fino ad oggi (dal folgorante esordio al Sundance, con Sesso, bugie e videotape, fino alla saga di Ocean, e poi Traffic, Full Frontal, Contagion..) non può rimanere indifferente davanti a questa sua prova per il piccolo schermo, prodotta per la tv via cavo americana, ultimamente ricchissima dal punto di vista creativo.

La serie (o come oggi si ama definire il genere, “period drama”) The Knick narra le vicende dello staff medico del  Knickerbocker, il maggior ospedale newyorchese, agli inizi del XX secolo , e trascina lo spettatore puntata dopo puntata alla scoperta delle più umane sfaccettature di ogni singolo personaggio, grazie a un cast perfetto. A cominciare da un superbo Clive Owen, primario cocainomane e geniale , ambizioso , in un primo momento mal disposto nell'accettare nello staff un ottimo chirurgo di pelle nera (André Holland)
di umili origini ma indubbio talento, che un po' alla volta conquista la sua stima; i due collaborano fianco a fianco, senza paura di appoggiarsi a vicenda nelle scelte più rischiose e scomode, del tutto inebriati dalle infinite possibilità offerte dai progressi in campo medico.  
Sperimentando  clandestinamente e con assoluta testardaggine , si scontrano con i pregiudizi di un'epoca piena di tabù e ipocrisie, a volte vincendo la battaglia, altre volte pagando un caro prezzo.
Contraltare femminile, l'infermiera Lucy Elkins, interpretata da  Eve Hewson, figlia di Bono Vox, lanciatasi in una carriera cinematografica promettente, sin dalla prima prova di rilievo, come coprotagonista in This must be the place di Sorrentino , e che sembrerebbe ispirata da personaggi
apparentemente dolci e mansueti, ma in realtà mossi da profondo disagio e repressi istinti di ribellione .
Rappresentante di un ceto sociale inferiore in cerca di riscatto , vede come sua controparte la bionda ed elegante Juliet Rylance , nel ruolo di Cornelia Robertson, direttrice dell'ospedale di proprietà del padre (artefice di una fortuna finanziaria che nasconde ovviamente molte origini oscure), la quale si trova a dover sbrogliare matasse di complicazioni d'ogni genere, sia a livello professionale sia nella sua vita intima. E' proprio nell'ambito privato che il regista riesce magistralmente a ricreare l'alternanza tra bene e male, tra lusso e miseria, ed è laddove si arriva ad un punto di congiunzione tra punti di vista e sensibilità apparentemente distanti tra loro, che si trova l'apice della narrazione e dell'umanità dei personaggi.
Il viscido amministratore dell'ospedale, interpretato da Jeremy Bobb con la giusta faccia sgradevole e ordinaria degna del personaggio che interpreta, può essere considerato il centro della storia,  i legami che intercorrono tra lui e la malavita con la scusa di preservare l'ospedale e tenerlo a galla lo rendono disposto alle peggiori nefandezze. Egli si tiene a fatica a galla nella società dei ricchi , con un matrimonio di facciata dal quale si consola investendo gran parte dei suoi denari per un'altra vita con una prostituta da riscattare .
Non meno azzeccati gli altri membri del cast : a partire dal “buono” Michael Angarano, il giovane medico Bertie Chickering Jr., opposto al gelido dottor Everett Gallinger   (Eric Johnson),
il cui aspetto elegante  e algido nasconde ideologie pericolose, oltre ad un'invidia  e un'ambizione distruttive, per finire con la suora anticonformista e scomoda Harriet interpretata da Cara Seymour, le cui iniziali schermaglie con l'autista di ambulanze  Tom Cleary (Chris Sullivan) danno vita, puntata dopo puntata , ad un rapporto di amicizia-complicità che permette ai loro interpreti performance in perfetto equilibrio tra dramma e commedia.


Il protagonista John Tackery, al quale Owen presta volto ed emozioni, è ispirato al realmente esistito medico chirurgo William Stewart Halsted, luminare nel suo campo, iniziatore dei primi interventi di mastectomia e di importanti studi e ricerche volte in parte anche alla preparazione pre - operatoria di pazienti e infermiere , nonché ideatore  di innovazioni igieniche da allora in poi  applicate in campo medico e chirurgico, non omettendo la sperimentazione su di sé  di una farmacologia anestetica allora agli albori.
Le immagini, puntata dopo puntata, conquistano occhi e mente , grazie ad  un utilizzo suggestivo  della macchina da presa, che il regista fa indirizzare sempre verso punti di vista e angolazioni volutamente irregolari e inusuali.
La fotografia è per la maggior parte mantenuta su toni scuri e opprimenti, illuminando gli ambienti come  davvero dovevano essere, col solo ausilio di lampade ad olio , e i cui unici punti di luce sono dati dalla limpidezza della biancheria nelle stanze dei pazienti o delle sale operatorie. Ecco quindi i personaggi della storia spostarsi dai corridoi del Knick all'imponenza di salotti eleganti, o dai fumosi bordelli cinesi a Chinatown, alle modeste abitazioni dei ceti inferiori. E, improvvisamente, nelle poche scene ambientate in esterni e in pieno giorno, la luce esplode nei cieli tersi d'inverno, e assieme al chiarore della neve contrasta con l'immoralità e le deviazioni d'ogni genere dei personaggi al centro della scena.

La sceneggiatura magistrale di Jack Amiel e Michael Begler disegna caratteri di profonda umanità , costantemente sospinti da un  confine tra bene e male sempre più labile. Certamente si tratta di passioni, sofferenze, piaceri e trionfi, comuni ad ogni essere umano  di ogni epoca, ed è forse a sottolineatura di ciò la scelta di una colonna sonora , del fedele Cliff Martinez, basata su suoni elettronici del tutto lontani dall'epoca narrata , e di un'essenzialità che lascia il dovuto  spazio agli eventi trattati senza sovrastarli, ma  in certi momenti arriva a martellare come un battito cardiaco, quando gli eventi arrivano al climax dell'emozione o dell'aspettativa.
La direzione degli attori e ogni singolo contributo tecnico danno vita così ad un crescendo di tensione emotiva , presente sia nei momenti di dettagliate descrizioni chirurgiche (indubbiamente per stomaci forti) , sia nelle confessioni private appena sussurrate .

Il regista ha messo anima e corpo in questa poderosa opera, arrivata già alla seconda stagione, firmandone sotto pseudonimo anche fotografia e montaggio e dando vita, a mio parere , ad un raro esempio di opera televisiva che ha il sapore dell'autentico , miglior cinema.

Con amore, Honeybunny.

Link:
- Sito Ufficiale
IMDB page
- Wikipedia page

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