"Modern medicine had to start somewhere". Con questa premessa, si lascia ad un autore tutto lo spazio possibile per esprimere la propria creatività, non c'è dubbio: quindi, non si sa cosa aspettarsi quando ci si accinge alla visione di un serial che incuriosisce fin dalle prime immagini pubbliche.
Nello specifico, sia gli estimatori di Steven Soderbergh sia chi non ha seguito la sua filmografia fino ad oggi (dal folgorante esordio al Sundance, con Sesso, bugie e videotape, fino alla saga di Ocean, e poi Traffic, Full Frontal, Contagion..) non può rimanere indifferente davanti a questa sua prova per il piccolo schermo, prodotta per la tv via cavo americana, ultimamente ricchissima dal punto di vista creativo.

di umili origini ma indubbio talento, che un po' alla volta conquista la sua stima; i due collaborano fianco a fianco, senza paura di appoggiarsi a vicenda nelle scelte più rischiose e scomode, del tutto inebriati dalle infinite possibilità offerte dai progressi in campo medico.
Sperimentando clandestinamente e con assoluta testardaggine , si scontrano con i pregiudizi di un'epoca piena di tabù e ipocrisie, a volte vincendo la battaglia, altre volte pagando un caro prezzo.

apparentemente dolci e mansueti, ma in realtà mossi da profondo disagio e repressi istinti di ribellione .
Rappresentante di un ceto sociale inferiore in cerca di riscatto , vede come sua controparte la bionda ed elegante Juliet Rylance , nel ruolo di Cornelia Robertson, direttrice dell'ospedale di proprietà del padre (artefice di una fortuna finanziaria che nasconde ovviamente molte origini oscure), la quale si trova a dover sbrogliare matasse di complicazioni d'ogni genere, sia a livello professionale sia nella sua vita intima. E' proprio nell'ambito privato che il regista riesce magistralmente a ricreare l'alternanza tra bene e male, tra lusso e miseria, ed è laddove si arriva ad un punto di congiunzione tra punti di vista e sensibilità apparentemente distanti tra loro, che si trova l'apice della narrazione e dell'umanità dei personaggi.

Non meno azzeccati gli altri membri del cast : a partire dal “buono” Michael Angarano, il giovane medico Bertie Chickering Jr., opposto al gelido dottor Everett Gallinger (Eric Johnson),
Il protagonista John Tackery, al quale Owen presta volto ed emozioni, è ispirato al realmente esistito medico chirurgo William Stewart Halsted, luminare nel suo campo, iniziatore dei primi interventi di mastectomia e di importanti studi e ricerche volte in parte anche alla preparazione pre - operatoria di pazienti e infermiere , nonché ideatore di innovazioni igieniche da allora in poi applicate in campo medico e chirurgico, non omettendo la sperimentazione su di sé di una farmacologia anestetica allora agli albori.
Le immagini, puntata dopo puntata, conquistano occhi e mente , grazie ad un utilizzo suggestivo della macchina da presa, che il regista fa indirizzare sempre verso punti di vista e angolazioni volutamente irregolari e inusuali.

La sceneggiatura magistrale di Jack Amiel e Michael Begler disegna caratteri di profonda umanità , costantemente sospinti da un confine tra bene e male sempre più labile. Certamente si tratta di passioni, sofferenze, piaceri e trionfi, comuni ad ogni essere umano di ogni epoca, ed è forse a sottolineatura di ciò la scelta di una colonna sonora , del fedele Cliff Martinez, basata su suoni elettronici del tutto lontani dall'epoca narrata , e di un'essenzialità che lascia il dovuto spazio agli eventi trattati senza sovrastarli, ma in certi momenti arriva a martellare come un battito cardiaco, quando gli eventi arrivano al climax dell'emozione o dell'aspettativa.

Il regista ha messo anima e corpo in questa poderosa opera, arrivata già alla seconda stagione, firmandone sotto pseudonimo anche fotografia e montaggio e dando vita, a mio parere , ad un raro esempio di opera televisiva che ha il sapore dell'autentico , miglior cinema.
Con amore, Honeybunny.
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