mercoledì 13 marzo 2013

L'attimo fuggente (Retrò -recensione)


Dead Poets' Society
Regia: Peter Weir
Cast: Robin Williams, Robert Sean Leonard, Ethan Hawke, Josh Charles, Gale Hansen, Kurtwood Smith, Norman Lloyd. 
Durata: 128 min.
Genere: Drammatico
Premi: 1 Oscar (Miglior sceneggiatura originale)


I paesaggi autunnali del Delaware, stato del New England degli Stati Uniti, meravigliosamente fotografati da John Seale, fanno da sfondo a questo emozionante film del 1989, uno dei più vivi ricordi della mia esperienza di spettatrice cinematografica. Un affresco che rappresenta gli allievi di un prestigioso college ci immerge sin dall'inizio nella sua atmosfera tradizionalista , con la pomposa introduzione da parte dell'anziano preside del semestre che va ad iniziare. Tra il pubblico presente, accanto ai futuri allievi accompagnati dalle rispettive famiglie, emerge con apparente tranquillità un nuovo docente, il professor Keating, presentato a tutti in quell'occasione, e che ha il gravoso compito di sostituire l'ormai pensionato insegnante di lettere . Un ruolo questo, che porto' all'epoca Robin Williams a un passo dall'Oscar. Certo, gli vengono concesse all'interno del film le citazioni piu' memorabili, quelle frasi ancora oggi stampate indelebilmente nel ricordo di ogni spettatore , ma cio' non toglie ai ruoli di ogni comprimario una parte fondamentale al perfetto risultato finale. Il cast, all'epoca formato da giovani piu' o meno esordienti, include Ethan Hawke , da lì a poco diventato la star 

che oggi conosciamo, nel ruolo del timido Todd Anderson, accanto a Robert Sean Leonard nel ruolo del sensibile ma passionale Neil Perry, poi Josh Charles, oggi spesso relegato a lavori per la tv, che interpreta Knox Overstreet, innamorato perso della promessa sposa di un altro, e Gale Hansen , oggi ritiratosi dalla professione d'attore, a scapito del suo innegabile talento, emerso nel rendere simpatico un personaggio potenzialmente banale e stilizzato, come Charlie “Nwuanda” Dalton. Accanto a questi giovani , Kurtwood Smith , caratterista perfettamente in parte qui nel ruolo del severo e autoritario padre di Neil Perry, che rimane inflessibile nelle sue posizioni impedendo al figlio appassionato di recitazione di perseguire i suoi sogni, soffocandoli con la prospettiva di un prossimo futuro in Accademia militare. Svolta questa, necessaria non solo per giustificare i futuri avvenimenti del film che coinvolgeranno il sensibile Neil, ma per rendere l'idea che pervade tutto il film, quello scontrarsi dell'individualità di ogni uomo con la realtà della vita che spesso ci pone di fronte a scelte difficili o all'imposizione di un conformismo di massa che impedisce di esprimere la propria umanità e di seguire un sogno, dal più piccolo al più apparentemente irraggiungibile, fregandosene di ciò che gli altri pensano o vogliono convincerti sia la norma accettabile..ognuno dei personaggi di questo film corale a suo modo interpreta gli insegnamenti rivoluzionari del professor Keating, che nel commovente finale sembra essere la vittima delle sue stesse “macchinazioni”, ma in realtà lascia dietro di se' una scia di insegnamenti che lo renderanno immortale nel cuore dei suoi allievi, e la sua espressione finale incarna perfettamente due stati d'animo in contrasto: la delusione per l'impossibilità di portare un rinnovamento in un mondo irrimediabilmente tradizionalista, e l'orgoglio per essere riuscito a trasmettere a quei ragazzi i suoi valori.
 Il regista Peter Weir è riuscito nell'intento di rendere un plot in fin dei conti semplice, una storia potente ed emotivamente trascinante, dirigendo tutto il cast in modo ammirevole, e lasciando loro notevole libertà di improvvisazione; a detta dell'attore Dylan Kussman, interprete di Cameron, il personaggio negativo del “rosso malpelo” che tra tutti è il meno ricettivo al cambiamento, il regista si è dimostrato durante le riprese molto interessato a interagire con gli interpreti, e ad accettarne dubbi e consigli, e a dimostrazione di questo ricorda che all'epoca, la scena finale prevedeva che ognuno dei ragazzi si sarebbe alzato in piedi contemporaneamente, ma lui obiettò al regista che sarebbe stato poco coerente col suo personaggio, da questo si arrivo' a decidere che lui sarebbe stato incerto fino alla fine se seguire l'esempio dei suoi compagni, e certamente questo ha reso la scena ancor più realistica e riuscita. Il risultato finale ha lasciato nel mio cuore un ricordo indelebile: è stata credo l'unica occasione in cui il pubblico, allo scorrere dei titoli di coda, non riusciva ad alzarsi perchè bloccato dalla commozione, e certamente non capita spesso di vedere una sala così affollata immobilizzarsi per le lacrime. Merito è da dare sicuramente anche a tutto il comparto tecnico, soprattutto quello musicale, col magico lavoro di Maurice Jarre nella colonna sonora, e la già citata opera di fotografia di John Seale , che ha reso magistralmente i paesaggi delle location a Wilmington , e la sceneggiatura originale di Tom Schulman, premiata con l'unico Oscar al film.
Ancora oggi , cerco di osservare le cose da un'ottica diversa, e veramente mi accorgo di quanti degli insegnamenti di quel film epocale siano applicabili alla realtà quotidiana, e tra i suoi più grandi meriti c'è senz'altro quello di spingerti a rendere più persone possibili partecipi delle tue scoperte, con generosità e senza farsi bloccare dall'ignoranza e l'invidia altrui, e a godere di ogni attimo, non solo per quell'ormai leggendario “Carpe Diem”, ma anche ricordando : “andai nei boschi perchè volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto” , chiaramente pensando a tutto questo col giusto equilibrio, perchè : “ succhiare il midollo della vita non significa strozzarsi con l'osso : c'è un tempo per il coraggio e un tempo per la cautela , e il vero uomo sa come distinguerli”. Ognuna di queste perle di saggezza esce dal cuore del protagonista, una mistura delle sue esperienze di vita e degli insegnamenti del “vecchio zio Walt”, il poeta Whitman, uno dei pilastri della letteratura americana, ideatore di quell'ode a cui il film deve così tanto , e che recita, tra i versi : “O capitano, mio Capitano!”..

Con amore, Honeybunny



Voto : 4/5



Nessun commento:

Posta un commento