George Harrison : Living in the material world
Usa, 2011
Regia: Martin Scorsese
Cast: Paul McCartney, Terry Gilliam, Eric Clapton, Olivia Harrison, Pattie Boyd, Jane Birkin, Ringo Starr, Tom Petty, Yoko Ono, Dhani Harrison, Phil Spector, George Martin
Durata: 208 min.
Evento di un solo giorno per pochi
cinema selezionati, il 19 aprile è stata un'occasione per scoprire
l'ultima opera documentaria di Martin Scorsese, che
dopo i Rolling Stones di Shine A light si dedica
in George Harrison: Living in the material world, alla
cronologia di eventi della vita del beatle, ordinati e alternati con
la voce del protagonista in documenti fino ad oggi inediti e con
opinioni e ricordi di colleghi e amici che lo hanno conosciuto più
da vicino: Paul McCartney, Yoko Ono, Ringo Starr,
l'ex moglie Pattie Boyd che lo lasciò per l'amico
Eric Clapton e l'ultima, Olivia, il
figlio Dahni avuto da quest'ultima, non ultimi il
produttore Phil Spector (personaggio dall'occhio di
vetro e il look da magnaccia anni '70 degno dei più truci
gangster-film scorsesiani) ,
la fotografa Astrid Kirchherr
col compagno Stuart Sutcliffe, il corridore
automobilistico Jackie Stewart, il gruppo
dei Monty Python dei quali divenne produttore quando il
perbenismo della società inglese dell'epoca voleva censurarne i film
notoriamente dissacratori e ritenuti blasfemi.
Il montaggio perfetto e ragionato di
stupende immagini fotografiche, narra l'evoluzione di un elemento
degli storici Beatles che fu portante nonostante
sembrasse oscurato dalla grandezza di John e Paul, “colpevoli” di
risultare autori di testi e musiche della maggior parte dei successi
del gruppo .
Grazie a questo omaggio profondamente sentito, grondante
del solito amore per i personaggi tipico di tutta l'opera del
cineasta, a tratti commovente, si scopre a poco a poco una
personalità contraddittoria, dove gentilezza e allegria si
alternavano alla malinconia e ad una schiettezza che poteva ferire ,
o ad un perfezionismo in realtà dettato dal sapere con chiarezza ciò
che voleva esprimere e ottenere grazie ad infinite prove, modifiche,
alterazioni. L'effetto di tali suoi esperimenti dette frutto,
all'interno dei Beatles, ad una commistione di stili,
dal blues al rock-a-billy, in seguito perfino mantra indiani, dando
vita con la sua band ad uno stile che avrebbe cambiato la musica e li
avrebbe resi ciò che ancora oggi sono e che probabilmente li renderà
immortali. Ma non è certo di agiografia che si tratta nella
fattispecie: Martin Scorsese ne fa emergere un ritratto
a 360°, in 208 minuti che scorrono come l'acqua di un torrente, non
dimentica di citarne aspetti anche più oscuri, di dare alle
fotografie , già di per sé di un'intensità e una potenza
eccezionali, la possibilità di trasmettere anche un solo stato
d'animo di Harrison e compagni come se quelle foto
parlassero, e si tratta davvero di documenti che testimoniano tutta
una società, un'epoca fatta di libertà e creatività , ma anche di
voglia di fuggire da una notorietà che travolgeva.
L'immagine che a un certo punto Ringo Starr descrive, parlando di quando i quattro, chiusi in un hotel assediato dai fans, si chiudono nel bagno a fumare e discutere in allegria lasciando il mondo fuori, perchè non vedevano altra possibilità di nascondersi , rende in poche frasi la difficoltà di una situazione opprimente. Nessuno di loro, certo, ha o avrà mai rinnegato quella vita, dalle parole dei membri ancora viventi traspare una riconoscenza per ciò che hanno avuto, per i divertimenti che non hanno disdegnato all'epoca e che hanno continuato a godersi per lunghi anni. Grazie al genio di questo regista e la superba opera di montaggio di David Tedeschi, veniamo trascinati dal carisma di questo personaggio, accompagnati dalle note che il suo talento ha regalato all'umanità, ispirato da autentica passione, da un'anima profondamente tormentata e combattuta tra la sua ricerca di spiritualità e l'impossibilità di separarsi dai beni materiali, da ciò che l'ambiente circostante gli regalava, dai propri affetti, o dai Beatles stessi, ai quali sarebbe stato legato per sempre, pur nella separazione degli ultimi tempi. E' questo il material world di cui parla il titolo del film.
L'immagine che a un certo punto Ringo Starr descrive, parlando di quando i quattro, chiusi in un hotel assediato dai fans, si chiudono nel bagno a fumare e discutere in allegria lasciando il mondo fuori, perchè non vedevano altra possibilità di nascondersi , rende in poche frasi la difficoltà di una situazione opprimente. Nessuno di loro, certo, ha o avrà mai rinnegato quella vita, dalle parole dei membri ancora viventi traspare una riconoscenza per ciò che hanno avuto, per i divertimenti che non hanno disdegnato all'epoca e che hanno continuato a godersi per lunghi anni. Grazie al genio di questo regista e la superba opera di montaggio di David Tedeschi, veniamo trascinati dal carisma di questo personaggio, accompagnati dalle note che il suo talento ha regalato all'umanità, ispirato da autentica passione, da un'anima profondamente tormentata e combattuta tra la sua ricerca di spiritualità e l'impossibilità di separarsi dai beni materiali, da ciò che l'ambiente circostante gli regalava, dai propri affetti, o dai Beatles stessi, ai quali sarebbe stato legato per sempre, pur nella separazione degli ultimi tempi. E' questo il material world di cui parla il titolo del film.
Coi suoi quattro amici, e le loro
sensibilità unite, è uscita una lista di capolavori dei quali
saremo grati per sempre, e se penso a Something, canzone
d'amore che perfino Frank Sinatra definì la più
commovente mai scritta, o My sweet lord o While my guitar
gently weeps, scelgo tre canzoni che mi emozionano profondamente,
fatalità scritte da Harrison..
Ricordo con piacere le immagini che lo
ritraggono in duetto con Ravi Shankar durante un loro
lungo sodalizio, che ne influenzò pensieri e azioni oltre allo stile
musicale, o ancora le immagini e i brani dei Travelling
Wilburys che fondò con altri mostri sacri come Bob
Dylan, Roy Orbison e Tom Petty, e non ultima la
possibilità di vedere il suo grande amico Eric Clapton
in immagini d'epoca , bello e attraente, del quale si è quasi in
difficoltà a riconoscere i tratti oggi .. il tempo e gli eventi li
hanno senz'altro segnati, ma non hanno intaccato i loro sentimenti
profondi, e lo testimonia la moglie di Harrison nell'ultimo
intervento, quando commossa racconta di come nel momento in cui
l'anima abbandonò serenamente il suo corpo, ormai pronto all'ultimo
viaggio, il buio della stanza non necessitava di essere illuminato,
grazie alla luce che la sua persona trasmetteva .
Concediamo a Scorsese un
ultimo tocco di sentimentalismo, qui parliamo della Londra beat
e dell'epoca delle libertà sessuali e di ogni tipo di
sperimentazione, sia essa fisica o psichica , ma parliamo anche dei
Beatles !
Mi sento in dovere di segnalarvi che
nelle immagini di repertorio sentiamo l'autentica voce di George
Harrison e co., e credo siano stati volutamente mantenuti in
versione originale, senza traduzione né sottotitoli, ma certamente
questo può rendere più faticosa la visione ad alcuni spettatori che
non abbiano familiarità con la lingua inglese.
Con amore,
HoneyBunny
Voto: 4/5
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