Disclaimer di Alfonso Cuàron è un viaggio dentro l'incubo di una affermata giornalista la cui esistenza viene da un giorno all'altro e con meticolosa strategia invasa da uno sconosciuto che le rivela di conoscere il suo passato in dettagli così precisi da metterla da subito nella situazione di non potersi difendere , se non accettando suo malgrado di ripercorrere un preciso periodo del suo passato che non credeva avrebbe mai potuto rappresentare un pericolo, una minaccia . Almeno fino al momento in cui un libro che narra quei precisi avvenimenti, ma solo con nomi diversi assegnati ai protagonisti, arriva tra le mani sue e dei suoi familiari.
Il regista sceglie di dilatare il tempo tra presente e flash back che si alternano di continuo, per costringere lo spettatore ad entrare a poco a poco in una realtà che sembra non volersi rivelare mai completamente, se non fino ad una delle ultime scene. Ogni membro del cast, grazie all'utilizzo di un trucco magistrale, interpreta il proprio personaggio in entrambe le epoche, tranne la protagonista Cate Blanchett, che in giovinezza è interpretata da Leila George. Sembra quasi tale scelta sia stata fatta per la delicatezza di volerle evitare l'esposizione completa di corpo e mente nelle scene di intimità, particolarmente audaci e realistiche, ma questa è solo una mia ipotesi, può darsi fosse dovuto invece al voler convincere chi guardava gli eventi che la loro narrazione nel libro fosse distante dalla realtà vissuta davvero dalla protagonista, e lei non ne fosse che uno dei tanti osservatori esterni, arrivata al punto di doverselo trovare improvvisamente di fronte agli occhi quale unico modo per poterlo affrontare e sconfiggere definitivamente. Kevin Kline da' vita ad un'interpretazione memorabile, ben supportato da Lesley Manville nel ruolo di sua moglie . Due veri e propri fuoriclasse la cui esperienza teatrale si rivela qui con forza prorompente.
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Cate Blanchett |
I paesaggi maestosi delle Dolomiti inTrentino Alto Adige , che la fotografia di Mikhail Krichman inonda di una luce accecante nel periodo dei lunghi inverni, svettano alle spalle dei protagonisti di Vermiglio, bella saga familiare , senza che essi se ne sentano oppressi. Vivono la loro esistenza in piccoli gesti quotidiani , riti di antica origine , seguendo lo svolgersi delle stagioni e del tempo che la guerra in corso sembra rendere eterno.
Il ritorno dal fronte di uno dei membri della famiglia, causa scompiglio in tale scorrere delle giornate e delle notti, poiché questi, spinto da istinto di solidarietà e amicizia, porta con se' un compagno d'armi originario della Sicilia, che le sue montagne sono così tenute a difendere e nascondere dal nemico che lo riterrebbe un disertore, a rischio dell'intera famiglia, e della comunità in cui essa vive, che nel saperlo ne risulterebbe complice.
La regista Maura Delpero cuce i fili dei delicati rapporti tra ogni personaggio, dai più piccoli e ingenui, agli adolescenti in formazione del carattere, agli adulti vittime o ribelli, sino ad anziani più o meno saggi, e tali fili si intrecciano grazie a dialoghi ben scritti e la giusta direzione di un cast quasi completamente di volti sconosciuti ma perfetti per ogni singolo ruolo, aiutando così l'immedesimazione dello spettatore in un mondo tanto crudele quanto suggestivo nella bellezza naturalistica , e meritando appieno il Leone d'Argento di questa ultima edizione del Festival.
Il documentario Volontè, l'uomo dai mille volti, di Francesco Zippel, sin dal titolo cerca di svelare il mistero della personalità di uno dei massimi interpreti del nostro cinema, Gian Maria Volontè, tramite interventi recenti o testimonianze passate di registi che ne hanno utilizzato l'immenso talento (Giuliano Montaldo - alla cui memoria e quella dell'amata moglie e collaboratrice Vera Pescarolo, questo film è dedicato - Margarethe Von Trotta, Marco Bellocchio) o attori che ne portano o ne hanno portato sulle spalle l'eredità (Pierfrancesco Favino, Ennio Fantastichini, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Valerio Mastandrea, Toni Servillo), assieme alla generosa condivisione di emozionanti racconti di vita vissuta da parte di persone vicine all'attore nel privato (Giovanna, la figlia frutto della storia d'amore con l'attrice Carla Gravina, o colei che ne fu la compagna fino alla prematura scomparsa , l'attrice Angelica Ippolito).
Certamente un dovuto omaggio ad un attore che il cinema rimpiangerà per sempre, ma anche ad un uomo che si immergeva completamente nelle sue passioni al di fuori del lavoro, le lotte politiche e le fughe in barca verso quel mare unico luogo in cui sembrava trovare davvero pace e libertà assolute. Il modo in cui entrava nei personaggi fino a far scomparire sé stesso fu uno spartiacque che all'epoca diede vita ad un modo completamente nuovo di concepire l'arte della recitazione, e l'utilizzo millimetrico delle infinite potenzialità della parola scritta e parlata, che unite all'espressività del volto e all'innato carisma , da sole bastavano a renderlo immortale. Nonostante questo, si sente ancora ancora il bisogno di parlarne oggi, non ci si stanca mai di rivederlo in azione, di farlo conoscere a chi è nato dopo e non ebbe la fortuna di goderne in tempo reale, ma certamente c'è ancora il bruciante desiderio da parte del suo ambiente di tenerne viva la memoria...forse perché troppo presto ha deciso di chiudere il passaggio in questo mondo , anche se, come si evince dalle parole della sua donna "il mondo come è oggi non sarebbe stato per lui, non si sarebbe sentito più parte di esso".
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Il regista Francesco Zippel alla presentazione del documentario |