sabato 16 maggio 2015

Mad ~ Tom Hardy ~ Max

A poco a poco sta emergendo dalla massa di attori della nuova generazione , un talento incredibile nei ruoli più svariati che si possano offrire ad un attore . Dar vita sullo schermo a personaggi di finzione che devono però assumere un realismo necessario alla loro resa scenica e alla fascinazione nel pubblico, è un'impresa che sembra sottintesa per poter recitare, ma che se si guarda oltre la superficie, riesce solo a pochi attori, che rendono la recitazione una forma d'arte nel vero senso della parola.
Tom Hardy, non ancora quarantenne ma con alle spalle già una serie di ruoli incisivi in film di nicchia o blockbusters , lascia in ognuno di essi una traccia indelebile, con un'incredibile capacità di trasformazione fisica e emotiva in ciascun ruolo.
 Non certo (almeno non ancora) divo nell'accezione comune del termine, con pagine di rotocalchi a lui dedicate, morbose curiosità sulla vita privata, copertine e titoli di riviste lui dedicati. Non potendo essere considerato per la bellezza (un fisico tozzo e robusto, dentatura irregolare , ma un carisma che  gli fa "bucare" lo schermo e gli ha comunque permesso di raggiungere un posto nella classifica online dei più sexy del 2013 secondo la rivista Empire), ha molte altre carte da giocare, e un curriculum di tutto rispetto. Nato ad Hammersmith, Londra, nel settembre del 1977, ha avuto come mentore addirittura sir Anthony Hopkins, durante gli anni di studio al London Drama Center .
 Dopo un ventennio caratterizzato da delinquenza e dipendenza da alcool e droghe, si è rimesso in sesto e , dopo esperienze teatrali e televisive in Gran Bretagna, nel 2008 Nicholas Winding Refn gli offre il ruolo che lo fa scoprire al pubblico e ai registi giusti: Bronson , nei panni biografici di Michael Peterson , detto Charles Bronson , "il più violento prigioniero d'Inghilterra", in un dramma carcerario di grande violenza e suggestione, col protagonista che parla direttamente al pubblico , recitando nella sua "casa", la prigione vista come un palcoscenico. In un primo tempo l'attore è convinto che la sua performance abbia richiamato l'attenzione di Christopher Nolan che lo aveva voluto per il ruolo del falsario Eemes  nel suo capolavoro Inception, ma Nolan ha ammesso in seguito di essersi interessato dopo avergli visto interpretare  Handsom Bob nella commedia Rocknrolla di Guy Ritchie, e di non aver nemmeno mai visto Bronson!
 Inception, del 2011,  segna il lancio definitivo di Hardy a Hollywood (con la sua performance ironica e solo apparentemente sottotono, sicuro di se' e fasciato nei completi eleganti disegnati da Jeffrey Kurland,  impreziosisce un cast già di per sé appetitoso, con nuove leve ormai in carriera, vedi Joseph Gordon Levitt, Cillian Murphy ed Ellen Page, e vecchie glorie quali Michael Caine e Tom Berenger, e con al centro il divo per eccellenza, DiCaprio).
 Le inquadrature magistrali di Nolan, nei momenti in cui riprende il cast corale lasciando ad ognuno il proprio spazio nell'immagine e all'interno di scenografie affascinanti e luminose, danno ad ogni attore un proprio meritato spazio senza togliere gusto all'insieme, ma forse proprio per questo impediscono ad Hardy la giusta consacrazione, che arriverà , a mio modesto parere, col ruolo successivo del cattivo Bane ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno, sempre di Nolan , del 2012.

L'attore è già noto in patria anche per la sua potente e particolare voce, ma grazie al doppiaggio nostrano del grande Filippo Timi la nemesi di Batman assume valenze ancor più terrorizzanti e inquietanti, e pur nascosto per tutto il film da una maschera d'acciaio, Hardy  riesce ad utilizzare il suo fisico in modo strepitoso , dando realismo e umanità persino a un personaggio che rasenta il grottesco .
Nel 2013, diretto da Steven Knight, riesce a reggere da solo un intero film, Locke, presentato alla Mostra del cinema di Venezia di quell'anno, ambientato nell'abitacolo di una macchina, dove interpreta un capo cantiere che in poche ore perde quanto ha di più prezioso, e cerca nell'ora e mezza di tragitto fino a Londra di salvare il salvabile e di trovare un possibile nuovo inizio, che culmina nel vagito di suo figlio appena nato,  ascoltato al di là della cornetta dell'onnipresente telefono.

Nel 2014, un altro gioiello, il film The Drop (in italiano Chi è senza colpa), ultimo ruolo del compianto James Gandolfini , e dove Hardy interpreta il protagonista, un ruolo che mi ha ricordato History of violence, per l'impossibilità di tornare uomini comuni quando il passato ha avuto un ruolo troppo pesante e indelebile, e il desiderio di normalità deve essere soffocato nel momento in cui la propria incolumità o nuovi affetti devono essere protetti. Un noir come se ne facevano una volta, con grandi interpretazioni e un'ambientazione affascinante pur nello squallore e la cupezza dei luoghi e dei caratteri, e dove la vita quotidiana si incrocia con la ferocia della violenza e la labilità dei confini tra amore e possesso, tratta da un romanzo di Dennis Lehane, autore di Mystic River.

L'ultima fatica dell'attore, e che forse ne vedrà la consacrazione definitiva, è la pesante eredità di Mad Max, trilogia degli anni 80 che vide nascere l'astro Mel Gibson, e che lo stesso regista di allora, George Miller,  riprende con un lavoro impeccabile sin nei minimi dettagli, nel suo film Mad Max- Fury Road.
Il nostro eroe è alle prese questa volta con un mondo futuro ormai impregnato di violenza e malattie devastanti , regnato da un cattivo vecchio despota dalle molte mogli , ma che può essere sconfitto con le armi giuste, e il fisico da bestione del nostro Max , torturato e tenuto prigioniero per anni, risulta arrivare al momento giusto ad affrontare schiere di servi su quattro ruote , aiutato dalla guerriera imperatrice Furiosa, interpretata da Charlize Theron, che con il suo seguito cerca una redenzione e una terra rigogliosa  che forse esiste ancora e dove potrà esserci una speranza ...il tutto ambientato in deserti sconfinati dove le distanze si misurano in centinaia di giorni e il sole ti brucia ininterrottamente. Anche qui, Hardy cesella la sua interpretazione con gesti minimali ma efficaci e sfumature nello sguardo che danno al film il giusto equilibrio di azione roboante e sottigliezza psicologica.

Finché ci saranno attori così, e registi coraggiosi e creativi che sanno come ispirarli o trarne a loro volta ispirazione, sicuramente non si può dire che il cinema sia morto, e chissà cos'altro ci attende.

Con amore, Honey Bunny

IMDB Page:
http://www.imdb.com/name/nm0362766/?ref_=ttfc_fc_cl_t4


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