lunedì 15 settembre 2014

Impressioni dalla 71^ Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica

Una mostra, quest'anno, che tramite le opere scelte sembra voler sottolineare le difficoltà nell'affrontare cambiamenti improvvisi, o eventi che dall'oggi al domani ci costringono a rimetterci in gioco, oppure a indossare maschere che nascondano anime tormentate. A partire dal film premiato per la migliore sceneggiatura : GHESSEHA (Tales) della regista iraniana Rakhshan Banietemad. In questo film i numerosi personaggi si presentano ai nostri occhi incrociando le loro esistenze tramite il caso, che li porta a vivere i loro drammi e le loro variegate esperienze nella stessa città, in una narrazione a catena che rende quest'opera corale estremamente lineare ed avvincente, con attori bravissimi e perfettamente immersi nello spirito dei loro personaggi, soffocati dalla burocrazia e vittime  dell'Iran odierno, che dietro l'apparente "occidentalizzazione"nasconde antichi tabù  e ideologie difficili da sradicare, e dove gli abitanti protestano animatamente, ma sono incapaci di una vera ribellione.
Tormentata anche l'esistenza di Andrew Garfield interprete principale di 99 HOMES, di Ramin Bahrani, travolto da un giorno all'altro dalla crisi immobiliare del 2010 negli Stati Uniti, che gli fa perdere casa e lavoro, e lo spinge al dilemma della scelta tra accettare una vita onesta ma precaria e seguire il carismatico ma pericoloso faccendiere arricchitosi con la crisi e alla ricerca di sottoposti al suo stesso livello di cinismo e ambizione . Straordinaria prova d'attore di Michael Shannon in questo ruolo, che non si dimentica e lavora di cesello nel dipingere un ruolo archetipico di nemesi del protagonista, ma dandogli sfumature umanissime e riuscendo a rendere credibile un personaggio ambiguo e difficilmente classificabile.
Meritato premio Orizzonti all'interprete maschile per il film croato TAKVA SU PRAVILA (These are the rules) di Ognjen Svilicic : un uomo che assieme alla moglie, a Zagabria,  deve affrontare il dramma dell'improvvisa scomparsa dell'unico figlio, e che all'apparenza lascia che le regole sociali e burocratiche con le quali ogni giorno deve fare i conti sembrino avere la meglio sulla crudeltà del fato, come se lasciarsene trascinare rendesse il dolore più sopportabile; ogni scena del film, che sembra dovere molto al cinema essenziale della nouvelle vague, descrive dettagliatamente ma senza fronzoli la vita quotidiana della coppia protagonista , travolta da eventi che ne ribaltano le certezze.
Fuori concorso, un altro ruolo memorabile per il divo Al Pacino, che in THE HUMBLING di Barry Levinson (da Philip Roth)  interpreta un celebre attore in crisi , che cerca di ritrovare se' stesso tra terapie riabilitative e innamoramenti travolgenti che dovrebbero farlo rinascere ma in realtà lo mettono crudelmente di fronte al trascorrere inesorabile del tempo e le difficoltà di affrontare una società che cambia . Il film da' modo di apprezzare il talento della co-protagonista, Greta Gerwig, interprete di molto cinema indie americano, che scrive col compagno regista Noah Baumbach,  e qui da' vita al personaggio chiave della figlia lesbica del miglior amico del protagonista , che riappare dal passato sconvolgendogli l'esistenza.

E ancora, selezionato per la Settimana della critica, TERRE BATTUE, film di produzione Franco/Belga diretto dall'esordiente Stephane Demoustier e  prodotto dai fratelli Dardenne, e dei quali ricorda vagamente lo stile, asciutto e coraggioso nel narrare triangoli esistenziali, e in questo caso la storia di un bambino (interpretato dal bravissimo Charles Merienne) appassionato di tennis e disposto a tutto pur di concorrere al Roland Garros.
E' invece  incentrato sugli ultimi giorni di vita di PPP, PASOLINI di Abel Ferrara , in concorso, e che vede Willem Dafoe mimeticamente calato nei panni del poeta ,  del quale il film narra le ultime ore di vita, fino alla straziante ricostruzione dell'efferato omicidio, nella spiaggia di Ostia il 2 Novembre 1975. Sebbene l'opera abbia una sua suggestione, data dall'equilibrio perfetto tra realtà e sogno  (Ferrara immagina di creare in immagini l'ultimo incompiuto progetto del poeta-regista, quel PORNO-TEO-KOLOSSAL mai realizzato) e dalla impeccabile descrizione di un'epoca ( perfino gli abiti autentici di Pasolini, prestati dalla famiglia alla produzione), così come dal piacere di rivivere dichiarazioni e luoghi vissuti dal personaggio, non si può evitare il fastidio e l'imbarazzo nel dover ascoltare un attore americano parlare nella sua lingua madre nel ruolo di un noto personaggio italiano, con la distrazione dei sottotitoli, o nei momenti in cui si sforza di usare malamente la lingua madre del suo personaggio. Per carità, Abel Ferrara stesso ha dichiarato di considerare Pasolini un personaggio universale, quasi più apprezzato all'estero che in madrepatria, però a livello cinematografico simili esperimenti possono sfiorare il ridicolo o rischiare di non essere pienamente compresi dal pubblico o dalla critica .
L'ambiente , le leggi della natura , la libertà come valore innato nell'uomo, sono al centro del film serbo NICIJE DETE (No One's Child) di Vuk Rsumovic, presentato per la Settimana della Critica, che riprende una storia vera degli anni '80  , quella di un bambino cresciuto nei boschi e trovato dai soldati durante la guerra , portato poi in un istituto per cercare di riportarlo alla civiltà ; la sua storia è trattata con delicatezza e notevoli doti narrative, e al contempo con il crudo realismo necessario nel descrivere una situazione di profondo disagio e il modo  in cui esso si manifesta nei vari personaggi coinvolti nella vicenda.
Ambientazioni suggestive che fanno da cornice ad odissee esistenziali, anche nel film in concorso di Fatih Akin sul genocidio  degli armeni, THE CUT con Tahar Rahim, che interpreta il fabbro Nazareth che per ritrovare le figlie viaggia dai deserti della Mesopotamia, passando per L'Avana, fino alle praterie del North Dakota, in un susseguirsi di vicissitudini narrate intervallando momenti di grande pathos come la scena con la cognata ritrovata morente, ad altri momenti dove invece il regista sembra perdersi in un dramma che vuole mettere troppa carne al fuoco o descrivere col suo spirito innato di commediante da Soul Kitchen una storia che di comico avrebbe ben poco..almeno nelle intenzioni dei produttori armeni che sin dai credits hanno voluto sottolineare la memoria dei loro avi all'origine di quest'opera ispirata a fatti realmente accaduti.

L'occasione del premio Jaeger-Le Coultre Glory to the Filmaker Award 2014 ha permesso la visione dell'ultimo lavoro da regista di James Franco,  THE SOUND AND THE FURY , tratto da William Faulkner, che narra del declino e la caduta di una famiglia aristocratica del Sud nel Mississippi di inizio  XX secolo, e nelle intenzioni del regista è un film che ricerca forme alternative di struttura narrativa, per cercare di catturare lo spirito e lo stile di un romanzo denso e difficile.

Film IN e FUORI CONCORSO e Opere Prime, si sono intervallate a nuove opere di autori Hollywoodiani ormai celebri ma da molto inattivi, come Peter Bogdanovich (suo il film SHE'S FUNNY THAT WAY con la talentuosa e sensuale Imogen Poots protagonista e una strepitosa Jennifer Aniston nel ruolo di un'ansiosa e improbabile psicanalista newyorchese , in una commedia corale che riprende i fasti dell'epoca d'oro di Hollywood , con situazioni e dialoghi spassosi e un cast affiatato), o Joe Dante con la sua divertente zom com , BURYING THE EX ( una nuova interpretazione dei generi della commedia romantica /zombi, con l'emergente Anton Yelchin alle prese con una "ex che non vuole morire", dispotica e maniaca ambientalista finchè vivente, e trasformatasi dopo un incidente spaventoso, e grazie alla magia , in un  cadavere infangato e più innamorata che mai quando riemerge dal mondo dei morti).

Ultima in questo elenco di ricordi,  ma non per importanza, l'emozione che mi ha suscitato poter incontrare Thelma Schoonmaker, storica collaboratrice di Martin Scorsese , e insignita del primo Leone d'Oro alla carriera nella storia del Festival ad essere assegnato ad un montatore.
Nel corso del suo soggiorno al Festival, ha accompagnato la proiezione della copia restaurata da The Film Foundation , sotto la direzione di Martin Scorsese, del classico di Powell e Pressburger del 1951, THE TALES OF HOFFMANN, introdotto da un filmato inedito registrato in esclusiva per il Festival da Scorsese stesso, che ne descrive la fascinazione da sempre esercitata su di lui dalla visione di questo film , sulle avventure romantiche di un poeta, rese in immagini visivamente sfarzose e dall'altissimo livello coreografico. La Schoonmaker, presentandoci il  film, ha rievocato il ricordo del marito, per l'appunto uno dei registi del film , Michael Powell, scomparso nel 1990 e autore degli intramontabili Scarpette Rosse e Peeping Tom, e le sue ore interminabili trascorse con Martin Scorsese a parlare di cinema. Ha posto l'accento su quanto questo film abbia influenzato il cinema di Scorsese, e nella fattispecie lo sguardo  del taxista DeNiro in TAXI DRIVER riprende quello del cattivo Robert Hellpmann di questo classico degli anni '50, e i virtuosismi di macchina di tante opere scorsesiane  devono tutto a  questa coppia di registi all'avanguardia.


Con amore, Honey Bunny



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