venerdì 21 settembre 2012

Dalla 69a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica





Dell'ultimo Festival Internazionale d'Arte Cinematografica del Lido di Venezia, restano vivide nella mia mente le immagini di alcune opere che hanno saputo ben conciliare il racconto documentario con la finzione cinematografica, ed è stata una caratteristica comune di ben tre film , non in concorso, proiettati nella prima giornata di Mostra: Stories we tell di Sarah Polley, Enzo Avitabile Music Life di Jonathan Demme, Kinshasa Kids di Marc Henri Wajnberg.

 Sono rimasta particolarmente colpita dal coraggio e l'originalità della giovane attrice canadese Sarah Polley, da poco cimentatasi nella regia; in questo suo film presentato alle Giornate degli autori, e già presentato con successo all'ultimo Sundance, ha colto l'occasione di una recente scoperta legata alla sua vita privata, per porre la questione sui diversi punti di vista nel narrare una storia, e delle sfumature che una stessa verità può assumere, a seconda delle esperienze o dei ricordi personali di ogni membro della famiglia, o della comunità, nella quale le verità vengono a galla. Attraverso spezzoni in super8 autentici, intervallati da finzione con attori , ha fatto conoscere al grande pubblico l'evoluzione del rapporto tra suo padre, voce narrante e scrittore del testo, e la madre conosciuta quando recitavano assieme in una compagnia teatrale canadese. Ne emerge un ritratto coinvolgente di una donna dal forte temperamento e la debordante gioia di vivere, capace di lasciare un'impronta indelebile sia nella sua famiglia che nei suoi collaboratori artistici, e capace di convivere per anni con un gran peso nel cuore. Se mai uscirà nei circuiti tradizionali, sarebbe un'occasione per una attenta riflessione sui modi di comunicare e sulla istituzione familiare e le sue contraddizioni .
 Sempre attraverso voci autentiche di un protagonista, anche l'opera di Jonathan Demme riesce a trasmettere l'umanità di un artista che magari a molti non è familiare, o del quale si è poco analizzata la presenza nelle scene musicali , almeno di recente. In realtà, Enzo Avitabile, grazie a questo incontro con un regista Hollywoodiano casualmente colpito nel cuore dalla sua musica trasmessa alla radio un giorno d'ottobre di sei anni fa, mentre attraversava George Washington Bridge, emerge in tutta la sua grandezza di cantautore appassionato e generoso, che ha fatto della continua ricerca e sperimentazione un segno distintivo, e  che lo rende capace di unire in modo impeccabile le sue melodie a quelle di altri artisti provenienti da culture musicali diverse, in duetti ipnotici e suggestivi che trascinano lo spettatore per gli 80 minuti della proiezione, ambientata tra Napoli e Marianella, città natale del protagonista. Una lista considerevole di artisti accompagna Avitabile in questo viaggio nella sua vita in musica: Eliades Ochoa, Naseer Shamma, Gerardo Nùnez, Ashraf Sharif Khan Poonchwala, Trilok Gurtu, Luigi Lai, Zi' Giannino Del Sorbo, Amal Murkus,  lo Djivan Gasparyan Trio, Hossein Alizadeh, Daby Touré e Bruno Canino. Lunghi minuti di applausi hanno seguito la proiezione in Sala Grande di questo progetto, nato dalla stima reciproca tra i due artisti, e presentata fuori concorso.
 La terza opera cui accennavo, Kinshasa Kids, prende ragazzini di strada congolesi con una istintiva capacità attoriale, e li riprende nella loro quotidiana ricerca di un riscatto attraverso la musica. Il loro sogno di formare una band li dovrebbe aiutare a superare barriere sociali nelle quali le loro stesse famiglie li costringono, considerandoli stregoni sin dai loro primi vagiti, cacciandoli e rifiutandone ogni loro tentativo di esistere dignitosamente. Il finale ottimista dà loro una possibilità, e chiude un'opera di crudo realismo in stile documentario, con momenti di ilarità e tenerezza che creano per questi piccoli protagonisti un'istintiva simpatia , senza cadere nel patetico, con una fotografia nitida e una recitazione naturale di tutti gli attori. Anche quest'opera era presente all'interno delle Giornate degli autori.

Con amore, Honey Bunny



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