mercoledì 6 giugno 2012

Future film festival – XIV Edizione -2012 La fine del mondo (and I feel fine)



L'anno 2012 è ancora in corso, e sono ancora in tempo per condividere con voi le mie impressioni dall'ultima edizione di questo Festival internazionale di cinema, animazione e nuove tecnologie, approfittando dell'uscita del film Lorax, che proprio in quest'occasione ho visto in anteprima nazionale. Per quanto la Pixar continui ad incantare con le sue ultime opere, questo Lorax è stato solo uno dei molti film d'animazione ad ispirazione ecologista che ho potuto ammirare , per non parlare della folta offerta di cortometraggi che è sempre un piacere scoprire, nel bene come nel male. Tornando ai film, le ultime scene del film giapponese Tibetan Dog, di Masayuki Kojima mi hanno commosso fino alle lacrime. Del resto, la storia, primo film prodotto dallo studio MadHouse in Cina, e tratto da un best seller dello scrittore cinese Zhijun Yang, sembra scritta apposta per toccare i cuori di ogni età: il piccolo Tenzin lascia la città di Xi'an dove viveva, in seguito alla morte della madre, per ricongiungersi col padre, un medico che ha da tempo deciso di trasferirsi nelle praterie tibetane. L'occasione gli permette di assistere anche alla lotta per la supremazia fra i cani tibetani, a salvarne dalla morte uno più particolare degli altri, dal folto manto dorato , e che da quel momento instaurerà con lui un rapporto speciale. 
Dal loro legame l'autore trae lo spunto per lanciare anche un messaggio nobilissimo di coraggio e lealtà, di sentimenti autentici e di forza nell'affrontare le prove della vita e i disagi di ambienti ostili. Un 'altra opera che purtroppo sono quasi certa non troverà spazio che nell'home video o in qualche circuito d'essai, a discapito di tanti bambini che invece ne trarrebbero il beneficio e l'emozione di un'esperienza cinematografica, è stato il film danese Den kaempestore bjorn (il grande orso), storia che si svolge in questo caso in un mondo immaginifico, e narra dell'undicenne Jonathan e sua sorella Sophie, che viene rapita da un orso enorme mentre i due fratellini sono in vacanza nel bungalow del nonno in una fitta foresta, abitata dalle rane della pioggia, da uccelli ladri , e appunto, dall'orso più grande del mondo, che ha la capacità di nascondersi in modo camaleontico tra gli elementi della foresta che lo ospita. L'ambiente è reso nei dettagli sfruttando al meglio le più moderne tecnologie in fatto di animazione computerizzata, ma ciò che più incanta in opere come questa, è la capacità di non dimenticare il messaggio ecologista utilizzando tali tecnologie per trasmetterlo in modo efficace, unendo così la passione per il nuovo con la classicità di temi quali l'amore fraterno, la violenza dell'uomo sul suo ambiente e le creature che lo abitano, violenza rappresentata qui dal personaggio del cacciatore che accompagna Jonathan nel suo viaggio di ricerca, viaggio allo stesso tempo oscuro , silenzioso, divertente, misterioso. 
The Lorax rappresenta nel festival l'evento 3D, e  racconta una storia che divertendo vorrebbe insegnare allo spettatore a non perdere di vista l'ambiente che lo circonda e a scoprire ciò che esisteva sotto il cemento e le comodità nelle quali è oggi abituato, che spesso nascondono brutture nate dall'avidità di pochi individui che prima o poi, come vuole ogni storia a lieto fine disneyana, saranno puniti in modo esemplare; certo il finale, col buffo magnate che molto ricorda il nostro ex-premier, e non solo per la statura, ha in quel suo linciaggio da parte della cittadinanza, alcuni momenti di autentica tensione, ma il film in sé non può definirsi la miglior opera Pixar vista finora..anche se l'argomento dell'acqua bene pubblico è senz'altro attuale, se si pensa che il cattivo del film si è arricchito fornendo alla popolazione ossigeno in bottiglia, la cosa fa sorridere , ma in fin dei conti il fatto che per confermare il suo potere abbatta alberi e voglia impossessarsi dell'ultimo seme di Truffala esistente, offre la scusa al buffo Lorax di uscire allo scoperto e aiutare il ragazzo protagonista nella sua lotta per difendere l'ambiente.
Segnalo infine, tra i cortometraggi, The last Norwegian Troll, del norvegese Pjotr Sapegin, con voce narrante di Max Von Sydow, e Aalterate, prodotto francese con la regia di Christobal de Oliveira , nel quale vediamo l'inchiostro dar vita tramite l'animazione del suo tratto alle alterazioni di corpi e figure in un foglio bianco, con esiti davvero ipnotici ed estremamente originali, o ancora il divertente Vicenta dello spagnolo Sam Orti, o infine 366 Tage, opera tedesca di Johannes Friedrich Schiehsl che narra con una fotografia notturna e disegni tridimensionali l'epopea quotidiana dell'autista di un mezzo d'emergenza, con esiti inaspettatamente delicati e commoventi, seppur narrati coi toni dell' eccentricità e della caricatura.
Un'edizione comunque proiettata al futuro questa dell'apocalittico anno 2012, come ha dimostrato l'evento speciale Big Clang Bang, un concerto-video-performance che ha coinvolto il musicista Bill Laswell e il montatore Cristiano Travaglioli nel ricostruire una sinfonia in immagini in quattro movimenti che ripercorre la storia del cinema delle catastrofi, da L'ultimo uomo della terra fino a Deep Impact e Armageddon; o il focus sul progetto ERC Starting Grant, sullo sviluppo di materiali ibridi per la conversione dell'energia solare, e che potrà avere risvolti pratici per un cinema del futuro che sia a chilometro zero, con produzioni audiovisive a basse emissioni, meno spostamenti costosi di troupe e materiali, con palchi musicali alimentati dalla forza di centinaia di biciclette, o altre applicazioni della scienza in campi diversi, dalle App al design, e appunto al cinema e alla musica. Attraverso tutto questo il FFF ha dato il suo punto di vista sulle possibili vie d'uscita dalla catastrofe ambientale e un futuro green e più sostenibile, al cinema come nella realtà.

Con amore, Honey Bunny

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