mercoledì 26 ottobre 2011

Melancholia (Recensione)

Melancholia 
Danimarca, Svezia, Francia, Germania 2011
Regia: Lars von Trier
Cast:  Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland
Genere: Drammatico
Durata: 130 min.
Premi: Kristen Dunst, premio alla miglior attrice a Cannes (2011)

Quando esce un film di Lars Von Trier c'è sempre grande attesa, sia per chi ha seguito il Dogma sin dalle origini, sia per chi l'ha scoperto, con la monumentale opera The Kingdom che ha avuto il coraggio di esprimere in modo grottesco l'ambientazione ospedaliera simbolo delle contraddizioni della nostra società, e ha poi continuato a seguirlo nelle vicende dei suoi personaggi outsiders, che la vita mette a dura prova film dopo film. Quest'ultima opera è aperta da immagini di grande suggestione, ed e' comunque difficile da reggere in alcuni momenti nei quali la macchina da presa eccede nel movimento … ma superati quei venti minuti, si resta imprigionati . Quello che descrive e' in fondo la nostra realtà, nella fattispecie quella di una famiglia unita durante una festa di matrimonio, ma tutto sta per essere interrotto dallo scontro col pianeta Melancholia, e tutto questo viene descritto con eleganza, passione e attenzione per i personaggi nella loro varieta'. Questi si mostrano come il solito carosello di gente perduta che Von Trier descrive con distacco in ogni film, ma lo fa con tale energia che i protagonisti di ogni suo film rimangono in una parte del tuo cuore. Quando questi vivono le ultime ore loro concesse, con la consapevolezza di chi sta andando incontro all'inevitabile destino, e' impossibile restare indifferenti e non provare tenerezza.
Il regista ha certamente la furbizia di aiutarci nell'immedesimazione, utilizzando volti che per qualche ragione sono legati al nostro immaginario cinematografico, ed è un piacere vederli all'opera nello stesso film : John Hurt e Charlotte Rampling nella parte dei genitori della sposa, Kiefer Sutherland in quello del cognato di Kirsten Dunst, marito della sorella interpretata da Charlotte Gainsbourg, creano in poche sequenze personaggi ben delineati negli eccessi dei loro comportamenti e nella loro impossibilità a reggere il loro ruolo familiare, chi più o meno ammettendolo... Confesso di essere stata influenzata dal premio dato a Cannes a Kirsten Dunst, e tendevo ad osservarne la recitazione sin dalle prime scene, ma poi a poco a poco lo sguardo si è lasciato distrarre da tutte le atmosfere e gli eventi ai quali fa da perno il suo personaggio, e certo non è un viaggio facile. La sposa al centro del film rappresenta solo una delle reazioni che i vari personaggi hanno di fronte alle ultime ore loro date prima dell'atteso evento astronomico, ma il film riserva un messaggio probabilmente ben più profondo e che meriterebbe altre visioni, per quanto nel calderone il regista abbia rischiato di mettere un po' troppi ingredienti. Quando ad un certo punto fa dire alla protagonista che lei ha certezze e sa gia' tutto cio' che agli altri non è dato sapere, ti sembra quasi che lei rappresenti metaforicamente il regista e la sua capacità di mostrare la realtà col suo occhio osservatore , quasi ad invogliarti a scoprire cos'altro nelle sue prossime opere saprà svelare e che noi non avremmo saputo cogliere . Qui Lars Von Trier sceglie di affrontare un argomento che è di difficile trasposizione in immagini, come la consapevolezza della protagonista riguardo la fine del mondo, e delle conseguenze che questa ha sull'esistenza sua e delle persone a lei vicine. Il suo immaginario allucinatorio è rappresentato tragicamente tramite le immagini delle visioni della sua mente dilaniata dall'angoscia e dall'incapacità di trovare un equilibrio. Lo squilibrio individuale della sposa si riflette e dilata a livello universale. La potente musica di Wagner, volutamente alta che emerge in squarci improvvisi, e' cornice perfetta per la tragica vicenda con conseguenze cosmiche, e alla fine, se ne va con tutto il resto, e i titoli scorrono in silenzio.
Con amore, Honey Bunny 

Voto: 3 ½ 

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